Nella foto con Benedetto XVI e il fratello Vescovo Dom Giuseppe Foralosso, missionario in Brasile
Sr. Dolores Foralosso (* 7.03.40 + 6.06.12)
53 anni di professione religiosa nella Congregazione delle Domenicane della Beata Imelda. Ha aperto la missione in Camerun nel 1984.
«Io ti invito ad entrare, per mezzo della carità, in Dio, che è come un mare pacifico. Se sei ardente di questo amore e consumato d’amore non puoi più vivere per te stesso. In una nuova profondità ho compreso questa parola: Dio è Amore». S. Caterina da Siena
La ricordiamo con gratitudine
Testimonianze
Cara Sr. Dolores, ci piace immaginare che, dal luogo meraviglioso in cui adesso ti trovi, ci stai guardando e ci vorresti dire, con quel modo che solo tu avevi di esprimere cose di buon senso con un misto di sorriso e di stupore, di smettere di essere tristi per te. Ma quest’oggi ciascuno di noi vive la propria tristezza per aver perso, nel percorso che ancora separa questa vita dall’eternità, una compagna di viaggio straordinaria che possedeva le doti più rare della società così frettolosa e superficiale in cui oggi viviamo, cioè la capacità di ascoltare veramente, di guardare negli occhi, di immedesimarsi nei problemi altrui fino quasi a viverli di persona, e di dare risposte mai banali, mai preconfezionate, mai generiche, sempre pensate e pesate secondo la persona che avevi di fronte. La tua grande cultura ti aiutava ad avvicinare con serenità e sicurezza realtà umane completamente diverse tra loro e anche da te, così che sembravi a tuo agio in qualunque situazione e sempre in sintonia con tutto e con tutti. Hai fatto del mondo il tuo terreno di esplorazione in tutte le sue sfumature umane e sociali, con un viaggio che ti ha trovato sempre disponibile e instancabile e che solo la morte terrena ha potuto fermare. All’età in cui molti pensano al riposo, tu ancora progettavi e immaginavi il tuo futuro con l’entusiasmo di chi parte sempre per la prima volta. Così hai vissuto intensamente fino all’ultimo respiro e ci hai dato la tua grande ultima lezione: non fermiamo mai lo spirito della scoperta, lo spirito della ricerca, lo spirito di amore nei confronti di una vita e di un mondo che, pur con le amarezze e le sconfitte che inevitabilmente ci riserva, Dio ci ha donato perché potessimo abbracciarlo profondamente, perché abbracciandolo potessimo abbracciare Lui. Forse molti di noi non sono riusciti a ringraziarti abbastanza e farti capire quanto eri importante o quanto lo eri stata, ma siamo ancora in tempo: proveremo ad affrontare la nostra esistenza con lo stupore e il desiderio tipico dei bambini, che in particolar modo tu amavi proprio perché riconoscevi in loro quel desiderio di “correre” verso la vita che si era così radicato nella tua persona. Grazie di tutto, Sr. Dolores. Antonio Tedeschi (Padova)
Signore, è stata un raggio di luce che tu conosci bene la vita di Sr. Dolores. Il sole che splende per tutti, ma non tutti si lasciano riscaldare. Lei dalla tua luce si è lasciata illuminare, attraversare, e poi quella luce l’ha lasciata trasparire dalla sua persona, scaldando un po’ anche noi. Era questo che la rendeva speciale. Era impossibile non rimanere contagiati dal suo sorriso, non essere colpiti da quella sua dolcezza, mista a forza e determinazione. E poi le sue riflessioni e meditazioni, sempre così profonde, ma anche semplici, essenziali. E’ stata per tanti di noi una madre che ascolta e comprende, che talvolta sprona o richiama. Che sempre ama. Ci manca, ci mancherà, ma ci consola sapere che ora è tornata a casa, la Tua casa, dove sarà arrivata volando, angelo tra gli angeli, o camminando leggera a piedi nudi sull’erba fresca de prato. E’ stata unica, nessuno sarà mai come lei, ma è stata anche l’espressione di una bella famiglia religiosa, quelle delle Domenicane della Beata Imelda, che – anche nel suo nome – ti chiediamo di benedire, proteggere, ispirare. Rendici degni, Signore, di quanto Suor Dolores ci ha trasmesso e ci ha testimoniato negli in cui l’abbiamo avuta accanto e fa che dal cielo possa continuare a guardarci, con quel suo sguardo che tanto ci ha parlato di Te. Vania de Luca (Roma)
Suor Dolores è partita da questa comunità di Cervarese S. Croce ed ora la sua comunità natale l’accoglie come un dono del Signore, nel ricordo della sua testimonianza di vita e di servizio reso con amore, intelligenza e totale dedizione nella sua comunità religiosa. Aperta al dialogo, all’incontro con culture diverse, a percorrere strade dove ogni gesto di carità è amore ai fratelli, la comunità di sr. Dolores è stata il mondo! La sua fede quasi contagiosa la portava a fare esperienze di comunione fraterna con chiunque incontrasse: C’era in lei un’ansia di fare il bene, di portare speranza e amore là dove c’era una persona che ne aveva bisogno. Non sarà facile dimenticare il tuo sorriso, la tua travolgente carica umana ed interiore, le tue attenzioni e premure verso gli altri, magari trascurando la tua persona. Grazie, Sr. Dolores, per la preziosa eredità di fede che è stata la tua vita donata al Signore e ai fratelli con i quali hai condiviso il tuo cammino terreno. Gianni Degan (Cervarese Santa Croce - PD)
Ciao, carissima! Con queste parole, con il tuo sorriso dolce e radioso e le braccia aperte, mi accoglievi, ci accoglievi tutti, anche nei momenti più bui. Posso ricordarti solo così: serena, disponibile, dolcemente forte e determinata, anche testarda a volte nel raggiungere i tuoi obiettivi e nel farli raggiungere anche a noi. “Ce la farai, certo che ce la farai – ce la faremo, ti aiuterò se vuoi! – mi ripetevi quando dovevo affrontare qualche mio problema, e ce l’abbiamo sempre fatta. Ti ricordo presente, affettuosa e premurosa alla morte della mia mamma. Sei riuscita a trasformare un momento di straziante dolore in un momento di serenità. Abbiamo trascorso con i miei fratelli quella e altre sere dei giorni seguenti e ci hai aiutati a compiere un cammino a ritroso, cercando di scoprire e di cogliere tutti i valori che mamma, tua sorella, aveva disseminato nella vita della sua famiglia: Ci hai fatto sorridere, riportando fatti e aneddoti che avevamo dimenticato. Ci hai aiutato ad affrontare ancora la vita con coraggio (eravamo tutti giovanissimi) e ci siamo riusciti. Ti ricordo un po’ fragile e spaventata (ma appena-appena) quando la malattia ti colpì la prima volta. Poi, come sempre, indomabile! Eri già in volo per il Brasile e il Camerun, credo ancora prima che il medico ti avesse dato il permesso. E dalla fitta corrispondenza che seguì in quel periodo, rileggendola, emerge tutto l’entusiasmo, la gioia, la voglia di vivere, la curiosità, la bellezza che trovavi in tutto e in tutti. Chissà quante altre cose avevi ancora da fare! Ma quelle che hai fatto sono grandi e non le dimenticheremo. Ora riposa! Ma dal momento che conoscendoti, non ti sarà facile, ti chiediamo di pregare e di vegliare su tutti noi. Ciao, carissima! Michela, tua nipote (Grosseto)
Carissima Sr. Dolores, ti ho incontrata nella Terra che è Santa. Tra il fango e la neve, con sapienza di donna, ti ho vista mettere i tuoi piedi sui passi di Maria: Così senza essere madre, da madre ci hai accolti pellegrini nel tuo grembo, tutti: sconosciuti, infreddoliti, stanchi, con bagagli diversi e colmi. Dimmi, quale è la terra che è Santa? Quella che trasforma una donna in madre? Quella che strappa i chiodi per liberare gli uomini? Parlaci ancora. Cara Sr. Dolores per salutarti prendo in prestito parole bellissime di De André della canzone “Ave Maria”, le ha scritte per te e per le donne come te: Ave Maria adesso che sei donna Ave alle donne come te, Maria… Poi la tua mano nasconderà un sorriso: gioia e dolore hanno un confine incerto nella stagione che illumina il tuo viso… E poi madre per sempre Nella stagione che stagioni non sente. Arrivederci caro regalo nella mia vita - Marina (Verona)
“Oggi è Pasqua. Leggo sul Corriere di oggi che forse c’è un segno di speranza per i nostri palestinesi. Ho pensato che andrò a Palazzo Chigi a salutare una persona amica che lavora là: chissà che ci scappi anche qualche incontro utile alla causa dei nostri fratelli, che è la “nostra” causa. Ancora un augurio pasquale, pieno di gioia e di germi di giustizia, su cui si può far vivere la PACE che Cristo risorto vuole donare a tutti.” Sr. Dolores STAMATTINA è PASQUA ANCHE PER LEI. Dolores, con la leggerezza che abbiamo conosciuto e apprezzato, ha fatto Pasqua e non è più tra noi: Lei che augurava al popolo oppresso di Palestina una pasqua di “Gioia e di germi di giustizia”, ci spinga a coltivare la stessa umile, forte passione per il bene e la pace. Venerdì, al mattino a Roma e nel pomeriggio a Bologna, sarà ancora abbracciata da tante e tanti che hanno ricevuto il suo amore. E quel banchetto del Pane che era la sua vita (ce lo raccontava con gli occhi lucidi durante il pellegrinaggio di Giustizia) sarà la sua festa più bella, con tutti i poveri e gli ultimi che sulla terra sono stati esclusi dagli uomini e che il Padre ha preferito ai ricchi e ai potenti. Don Nandino Capovilla (Presidente di Pax Christi - Venezia)
Articolo scritto da Sr Dolores pubblicato postumo su Condividere News 2012.
Sr. Dolores Foralosso aveva avuto la possibilità di recarsi in Terra Santa nell’aprile 2012. Al ritorno, aveva preparato per noi sue Sorelle e per vari conoscenti questo scritto, con cui desiderava partecipare l’esperienza del suo recente viaggio.
UN PONTE PER BETLEMME 2012
Sono appena tornata da un pellegrinaggio in Terra Santa e fin qui la notizia non ha nulla di sensazionale. Aggiungo però che il pellegrinaggio era un po’ speciale, organizzato dall’Associazione Pax Christi, movimento cattolico internazionale, con l’obiettivo di condurre i pellegrini per le strade e con la gente di Betlemme che il 1° marzo celebrava l’8° anniversario del Muro di apartheid. Pax Christi favorisce al massimo “l’ascolto delle pietre vive” a partire dalle case dei villaggi distrutti di Nazareth fino ai campi profughi di Gerusalemme e ai territori occupati di Hebron, dove Gesù continua la sua passione e suda sangue, proteso a una resurrezione che, a causa della debolezza (cattiveria?) umana, tarda a venire.
Siamo stati nei luoghi classici sacri alla pietà cristiana e vi confesso che, spesso, ho visto e ascoltato Gesù più chiudendo gli occhi che tenendoli aperti. Ero preparata a questo e non sono rimasta troppo meravigliata. Dove ho pianto di commozione, di dolore e di indignazione, è stato ascoltando testimonianze di fratelli e sorelle palestinesi venuti in mezzo a noi o incontrati nelle loro case, a contatto diretto della loro esperienza di vita incredibile e inimmaginabile da noi che viviamo lontano… Voi direte che io sono una donna, per giunta anziana, e quindi il pianto può essermi facile. A parte che non è vero questo, comunque, vi assicuro che anche altri amici del gruppo non nascondevano la commozione. Gesù continua la sua passione, fatta di sofferenza fisica, di umiliazione morale, di privazione dei più elementari diritti umani… Duemila anni sono passati dalla presenza storica di Gesù in questi luoghi, ma sembra di udire ancora la voce di Erode e di Pilato. Sembra di ascoltare ancora il sibilo delle cordicelle che flagellavano il corpo del Signore o le urla sguaiate della folla che ne invocava la morte senza un perché. Sembra di vedere ancora la solitudine di Gesù nel Getsemani, perché anche i suoi amici sono scappati per la paura… La Via Crucis l’abbiamo celebrata così, in modo vivo, con il cuore scaldato dalla presenza umana di questi fratelli forti, coraggiosi, capaci di resistere in modo non violento (perché glielo ha chiesto l’anziana mamma!), coltivando la speranza che, anche se sembra un miraggio, è viva e forte. Ho un desiderio in cuore: approfondiamo la conoscenza di questa realtà (conflitto tra Israele e Palestina) così diversa da quello che i media mostrano. Non accontentiamoci di luoghi comuni, guarda un po’, sempre a sfavore dei più deboli e dei peggio armati… La conoscenza potrà avvicinarci alla verità, anzi alla Verità che è Gesù di Nazareth, la sola che potrà davvero spezzare le catene e abbattere i muri. Questo ci aiuterà a diventare tutti costruttori di ponti, a cominciare dall’ambiente dove viviamo. Aiutiamoci in questo cammino pasquale, con il cuore aperto al grido di tanti fratelli, sotto qualunque bandiera si trovino, evitando di coltivare pregiudizi e di generalizzare. I buoni non sono mai tutti da una parte, e nemmeno i cattivi! Questa è stata anche la conclusione dei pellegrini i quali hanno sentito il bisogno di crescere nel dialogo con i fratelli israeliani. Anche se non sarà facile. Sr. Dolores Foralosso o.p.