Riflessioni sul libro di Rut
[A cura della Comunità SDBI del Convitto Universitario "Madonna di San Luca" - Bologna]
Durante il ritiro abbiamo meditato gli episodi di vita narrati nel libro di Rut e abbiamo deciso di raccogliere le impressioni di ciascuna e le caratteristiche, gli aspetti che più ci erano rimasti impressi.
“Io ero partita piena e il Signore mi fa ritornare vuota”
Elimeléch parte con la sua famiglia e si allontana da Dio, lascia la sua terra e si stabilisce in terra straniera. La famiglia parte piena: piena di speranze, piena di attese, piena di desideri. Ma sono desideri di benessere, di ricchezza. Noemi torna vuota ed incolpa Dio della sua sofferenza, della sua tristezza. Ma è lei che, insieme al marito, decide di partire. Se ci allontaniamo da Dio in cerca di qualcosa, qualunque cosa stiamo cercando, ci svuotiamo. Perdiamo qualcosa, qualcosa che ci costituisce e troviamo solo povertà, solitudine, dolore e morte. Solo rimanendo accanto a Dio, nel Suo amore possiamo essere pienamente noi stessi e sentirci completi. Un altro aspetto che possiamo notare rispetto a questo svuotarsi è che sia un passaggio necessario per poter essere riempiti dallo Spirito. La nostra vita è fatta da continui allontanamenti e ritorni.
“Il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. Partì dunque con le due nuore da quel luogo”
Dio ci attende in modo paziente, ci invita continuamente a ritornare nella sua casa, con Lui, per rimanere. Ci invita, non ci costringe con la forza perché Dio non ci spinge a niente, non ci usa violenza. Ci fa il dono del libero arbitrio, ci lascia la libertà di scegliere se ritornare o restare lontani. Siamo pienamente liberi. E’ questo uno degli aspetti più belli di Dio, uno degli aspetti per cui vale la pena scegliere la Sua via, rimanere nella Sua via; “rimanere” come verbo proprio dell’amore e della fedeltà.
“Noemi disse: ’Benedetto colui che si è interessato di te!’”
Dio si serve di alcune donne e uomini per manifestare la Sua grazia, la Sua salvezza, il Suo amore. A volte le persone che ci circondano, sono strumento di Dio, strumento attraverso cui Dio ci riempie, ci dona la salvezza. Nel libro, Rut è strumento di salvezza per Noemi (la accompagna durante il viaggio, provvede al suo sostentamento..) e nel contempo Booz è strumento di salvezza sia per Noemi, sia per Rut (si dimostra generoso con Rut ed è il solo parente che accetta il diritto di riscatto, garantisce la continuazione della stirpe..). Dio è guida per tutti coloro che credono in Lui, non importa di quale “razza” o provenienza tu sia. L’unica cosa che conta è avere fede in Lui. Gli appartenenti agli altri popoli, non sono da vedere come nemici, ma come fonte di ricchezza; non sono nemici a Dio, ma siamo tutti figli e fratelli in Lui. Infatti, anche tra gli altri popoli Dio si sceglie uomini e donne capaci di lodarlo, di ringraziarlo.
“Booz disse al suo servo: ’Di chi è questa giovane?’”
Rut è una giovane donna che non appartiene a nessuno: ha perso il marito e ha scelto di seguire la suocera nella sua terra. Lì, l’unico che può proteggerla e, quindi, l’unico a cui davvero appartenga è Dio. In questa donna l’amore per la suocera va oltre quello per il suo popolo e per i suoi dei. Pur vivendo secondo le regole del popolo ebraico, le sue origini la contraddistinguono ancora tra la gente, che la “addita” come moabita, straniera. Nonostante questa non appartenenza al popolo ebraico, la giovane riesce a conquistare il cuore della suocera, facendo di tutto per renderla contenta, e conquista anche il cuore del popolo intero.
«Questo piccolo gioiello, che passa quasi inosservato ed è pieno di mistero, è uno dei libri del Primo Patto che ha più richiami ai Vangeli. Perché qui si manifesta l’idea divina dell’amore gratuito, mentre nel resto dell’Antico Testamento prevale l’immagine del Dio potente, del Signore degli eserciti. Ed è ancor più stupefacente che protagoniste di questa storia siano due donne. Due straordinarie figure che raccontano il Dio dello straniero e il Dio che è straniero in questo mondo». (Massimo Cacciari)