VANGELO SECONDO GIOVANNI (15, 1-8)

Sabato 21 aprile 2018 // Nuovo Testamento

VANGELO SECONDO GIOVANNI (15, 1-8)

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Mosaico nella necropoli di S. Pietro in Roma

LA VITE E I TRALCI

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

MEDITIAMO INSIEME

Spesso Gesù ci aiuta a capire le verità dello spirito presentando semplici simboli, immagini tolte dal suo ambiente fisico e culturale, ma comprensibili a tutta l’umanità. La parabola della vite e dei tralci ci dice che i frutti dello spirito non ci sono se non siamo uniti a Gesù. Lui è Dio da cui tutto il bene ha origine. Egli ci invita a rimanere in lui, a custodire le sue parole. Questo ci darà gioia anche nella sofferenza. Una vita che porta frutti di bene è come una lode a Dio.